LA LIBERTÀ di Piacensa

Copia di: sabato
24 gennaio 2004

“Do voce ad alberi, fiumi, vulcani”

Intervista a Guido Mina di Sospiro sul suo ultimo libro “Il fiume”

di CATERINA CARAVAGGI

Dopo “L’albero”, il romanzo di cui tanto si è sentito parlare lo scorso anno, in cui l’io narrante è la voce di un tasso femmina di 2000 anni che racconta la storia dei popoli che si avvicendano ai suoi piedi e osserva gli altri componenti del mondo animale, Guido Mina di Sospiro è tornato quest’anno in libreria con “Il fiume”, in cui a parlare questa volta è il fiume Po, che racconta la propria storia e dunque, en passant, la storia d’Europa e d’Italia dal paleolitico a oggi.

Il romanzo, edito da Rizzoli, rappresenta il secondo volume di una trilogia dedicata agli esseri inanimati, che si concluderà con il romanzo “Il vulcano”, che avrà come protagonista l’Etna. L’autore, erede di un’antica famiglia aristocratica cremonese, è nato a Buenos Aires, è cresciuto a Milano, ha frequentato l’università a Pavia e da vent’anni si è trasferito in America, prima a Los Angeles, a studiare musica e cinema, e poi a Miami, dove vive con la moglie e i tre figli.

Nei suoi libri lei fa parlare in prima persona prima un albero, poi un fiume e prossimamente un vulcano. Perché questa scelta?

“Perché mi interessava molto distanziarmi dalla visione antropocentrica della letteratura della fine degli anni ’90, che è stata a mio avviso eccessiva, quasi scandalosa, in cui la gente scriveva soltanto di sé e di quello che fanno gli uomini. Io ho voluto dare voce, o farmi portavoce di esseri che noi riteniamo inanimati. Infatti il titolo della trilogia sarebbe “Memoria di inanimalia notevoli””.

Perché la scelta di questi protagonisti?

“Prima di tutto ho pensato a un albero, perché gli alberi mi sono sempre piaciuti, per mille motivi, e dopo una lunga cernita ho scelto un tasso femmina. Fatto questo, mi sono sentito letteralmente trasportato a scrivere “Il fiume”, però avevo un dubbio sul fatto che fosse effettivamente un essere vivente dotato di un’anima, cioè un animale e non un essere inanimato. In effetti, si potrebbe pensare che il fiume sia semplicemente un collettore d’acqua; io tuttavia, dopo una ricerca approfondita, dopo aver consultato idrologi italiani e stranieri, dopo aver risalito l’Orinoco e aver fatto esperimenti con gli sciamani venezuelani, ho capito che il fiume è dotato di una vita propria”.   E in questo libro, infatti, il Po ci racconta la sua vita. Com’è la trama del romanzo?
“La trama è fitta e incalzante, animata da una foltissima galleria di personaggi: il Po, in primis, i suoi affluenti, le montagne da cui sgorgano, gli Dei e le Dee della mitologia greco-romana e celtica, le ninfe d’acqua, gli gnomi, le ondine, le silfidi, angeli di diversi ordini, le muse, gli uccelli, i mammiferi, gli insetti e i pesci. E poi ancora personaggi storici come Attila, Carlo Magno, Leonardo da Vinci, fino a Napoleone e Hitler”.

Alberi, fiumi e montagne che parlano, fanno parte di solito del mondo delle fiabe. E’ a questo mondo che si è ispirato?

“Sì e no. All’inizio del libro ho riportato una citazione da Novalis che recita: “Con il tempo la storia deve diventare favola – sarà ancora come cominciò”. Tuttavia, anche se si potrebbe pensare, soprattutto all’inizio, che il romanzo parli di una Terra di Mezzo tolkeniana, in realtà poi ci si ritrova con dei fatti o scientifici o storici che sono riscontrabili nella realtà. Allora quella che racconto nel mio libro non è la Terra di Mezzo, ma è la nostra Terra vista da un’altra prospettiva. Perché la commistione fra il reale e il fantastico è così ambigua, che il mondo parallelo diventa il nostro, e viceversa”.