7 dicembre 2003
Alla Saletta rossa “Il Fiume” di Guido Mina di Sospiro

Il Po, favola ecologica carica di magia e di eros
Costanza Falanga
Con la sua opera prima, L’Albero (Rizzoli), Guido Mina di Sospiro – aristocratico italiano che da tempo vive in Florida con la moglie e i tre figli in un buen retiro immerso nella natura, da Robinson Crusoe del terzo millennio – aveva inaugurato un genere letterario che, prendendo a modello Italo Calvino e Jostein Gaarder, costruisce con sapienza e filosofia alla portata di tutti una favola ecologista originale e appassionante. D’altronde lui stesso, Guido, sembra essere uscito da un libro del grande Calvino. Solo che, a differenza del barone rampante dell’omonima favola calviniana che per sfuggire alle punizioni decide di salire su un albero per non scenderne mai più, Guido Mina di Sospiro è solidamente legato alla Terra, che ha girato in lungo e in largo prima di dedicarsi alla scrittura. Ed eccolo alla sua seconda favola ecologica, Il Fiume (Rizzoli),presentata alla Saletta Rossa di Guida a Port’Alba dal giornalista Pasquale Esposito e dal direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli, Mauro Giancaspro.
Perché tra tutti i fiumi italiani ha scelto proprio il Po?

“Tra tutti i fiumi non solo italiani ma del mondo intero! Abbiamo tutti studiato le grandi civiltà fluviali sorte grazie al Nilo, al Gange, e al Tigri ed Eufrate. L’elenco di fiumi notevoli sparsi per il mondo è lungo e interessantissimo. Ma volevo un fiume europeo. Perché vi sarebbero stati, in questo mio lavoro, diversi strati, anche di tipo spirituale ed esoterico. Oggi in Occidente si ha la mania d’andare a cercare la spiritualità dappertutto meno che da noi. La Chiesa per secoli tentò di eliminare le eresie, ma grandi menti s’accanivano, comunque, per tenere il mondo dell’immaginazione vivo, dai Sufi della Spagna meridionale agli alchimisti. L’Italia è ricchissima di queste tradizioni. Essendo Il Fiume una commistione di mitologia, scienze naturali, storia e immaginazione, il Po mi offriva la miscela ideale”.
Il suo terzo libro sarà dedicato ad un vulcano, la scelta è sempre indirizzata al Vesuvio o il suo interesse si è spostato verso l’Etna?
“Ormai molti vulcanologi sostengono che l’Etna, il Vesuvio, Vulcano e Stromboli siano collegati sottoterra. Perciò, vi sarà un io narrante che spazia per l’Italia meridionale, e probabilmente per il resto del globo”.
Pensa che la sua vena letteraria sia tutta orientata in senso ecologico?
“Ho una nutrita produzione letteraria di romanzi “tradizionali”, vale a dire con personaggi umani anziché alberi, fiumi, vulcani. La Rizzoli ha già comprato i diritti italiani d’un mio romanzo d’avventura e d’amore ambientato in Ecuador, Israele e Messico. S’intitola “Una volta nella vita” e il mio editor di Londra lo ha definito l’ultimo romanzo moderno”.
In un mondo dove si muore tanto per le guerre c’è ancora spazio per la fantasia e per la Natura?
“Più che mai! E poi Il Fiume è, in realtà, un romanzo d’amore soffuso di Eros. C’è anche da dire che nei miei libri frutto anche di poderose collaborazioni con scienziati naturali la natura non è falsata e presentata come una fantasia bucolica, o new age”.