Gazzetta del Sud

15 genniao 2004

La Storia dell’uomo raccontata dal Po

Giuseppe Amoroso

All’inizio è una goccia di pioggia. E cade su un luogo della terra con il desiderio di durare. Si mette così in contatto si mette così in contatto con un ghiacciaio che tenta di scendere ai piedi della montagna senza raggiungere mai la valle dal momento che si scioglie in infiniti rivoli. Con la proposta della goccia di far convogliare i rivoli verso una direzione precisa, entra in pieno movimento il romanzo di Guido Mina di Sospiro, Il fiume (Rizzoli, pp. 373, euro 15,00), il momento mediano di una trilogia che ha visto apparire, nel 200 L’albero e che si concluderà con Vulcano. Si tratta di un’opera di grande impegno che lo scrittore argentino, di origine italiana, intende dedicare alla storia d’Italia e dell’Europa chiamando in campo una svariata teoria di voci nello straordinario e affascinante panorama della natura eletta ad autentica protagonista.

Qui la voce narrante è quella del Po che si leva dagli abissi delle ere geologiche e incomincia a raccontare una vertiginosa storia di tempi senza tempo, destinata a divenire un potente mezzo di conoscenza, un monologo sapienzale e ricco di avventure e di figure a poco a poco liberate dalla nebbia. È un susseguirsi di abbacinanti scoperte che sciorinano, mettendo insieme visione e scorrimento narrativo, gnomi-guardiani delle miniere di preziosi metalli, umanoidi resi sgomenti per la stranezza dell’arcobaleno, le ninfe delle acque e Pan che canta ai venti le sue “barbare canzoni” e ama un'”ingannatrice” dalle illimitate risorse. È una folla d’ombre dalla quale si leva a poco a poco il cammino dell’umanità. Ed è qualcosa di magico, che si manifesta nel comportamento di una donna, a dare l’avvio a fatti riflessi in un elementale paesaggio di sogno”. Con una vena leggera, appena lambita da qualche rialzo di immagini, l’autore ripercorre i grandi miti (stimolante la pagina che vede Fetente precipitare, con i rossi capelli in fiamme, nell’abisso dell’aria vuota), anima le descrizioni, cerca esiti suggestivi per le sue scorribande nella galassia del remoto passato della Terra: dai primitivi costumi degli uomini dell’età della pietra al colorato universo della vita animale si slacciano spettacoli misteriosi in cui spesso vengono coinvolte scene di massa, battaglie, danze tribali, grandi trasformazioni dovute all’intraprendenza degli uomini. Intanto, la narrazione del Po ha le sue pause, i suoi sconforti, incertezze e dubbi. Il tono varia dalla malinconia al sorriso e tutto riaccende e si spegne secondo un ritmo nel quale le fasi della civilizzazione passano come dietro a un vetro che misura una giusta distanza. Mutamenti di vicende, irruzioni di nuovi temi, il sorgere della città di Roma, la discesa, dal Nord, di orde barbariche (ed ecco Attila, “signore di tutti i cavalli” e “terrore di tutte le terre”), mentre grazie anche alle nuove tecnologie, il Po diviene una importante via commerciale.

Ormai dentro la storia, il racconto assume la forma di un veloce manuale capace di sostituire alle aride date, ai riscontri documentali, alle interpretazioni critiche, una più coinvolgente elaborazione affabulante. Il “Flagello di Dio”lascia il posto a un gran spiegarsi di elementi delle natura che il libro rappresenta con un respiro attratto da sollecitazioni leggendari e da un attento ascolto dei fenomeni della natura. Forse solo Giorgio Saviane con il suo Mare verticale  è riuscito a darci un racconto così intenso del cammino dell’uomo nei labirinti del suo habitat. In questo Fiume l’andamento è sovente quello di una elegante messainscena di volti, destini, epoche scandita dalla colonna sonora del Po che, placido o furente, guarda se stesso e l’esterno e il “complicato susseguirsi di invasori umani”. Ci sono Carlo Magno e il ferrigno Medioevo, echi della lontana Cina e poi il “factotum” Leonardo e il trionfo del Rinascimento, in una Firenze splendida di cultura.

Nelle acque del fiume avvengono nel frattempo ” miliardi di interazioni” e tutti quelli che vivono dentro o lungo il suo corso aspettano “timorosi” qualcosa di eccezionale: un generale, Napoleone, e il suo esercito invadono la pianura. Un battito del tempo ed è già la Grande Guerra: un “uomo calvo, tarchiato si installa a Roma e, da un balcone in una grande piazza, comincia ad arringare enormi folle”.

Dall’altra parte delle Montagne Maggiori v’è Hitler. È l’inizio di un conflitto mondiale cui una “bomba” pone termine, aprendo la porta sull’oggi. Ma il mondo è grigio, avendo perso i suoi  “incantevoli colori”. Il Po sopporta come da sempre le “persone moleste”. Imbrigliato, manomesso dagli uomini, è un fiume “pensile”. Ormai non può più dare consigli, ma solo porsi domande. Forse evaporerà verso le nuvole e “sarà preghiera”.