EUROMEDITERRANEO

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Il dio Fiume, potere di una seduzione millenaria

L’ultimo libro di Guido Mina di Sospiro

di Giorgia CIPELLLI

Un affascinante viaggio inseguendo la sapienza antica della natura, dentro le viscere della terra e nel pacifico corso del fiume, attraverso la pianura, sondando i secoli. E lo sguardo che rimane imbrigliato nel grigiore della nebbia, l’atmosfera dolce amara dell’autunno, l’umidità estiva che penetra la pianura e la sua gente, il ronzio fastidioso delle zanzare…e il dio della Bassa, il Grande Fiume paziente e silenzioso, talvolta minaccioso e temuto, ma che a lui, a Guido Mina di Sospiro, è rimasto nel cuore come il primo amore, come un ricordo troppo caro per lasciarlo seppellire dal tempo. Perché, in fondo, è stato questo forte attaccamento per il Po a spingere lo scrittore di antica famiglia aristocratica d’origine cremonese a stendere “Il fiume”, edito recentemente da Rizzoli. Come un rispettoso postero che tributa onori ai suoi degni antenati, Guido Mina di Sospiro non ha solo intrecciato i suoi ricordi alla storia del fiume, ma gli ha restituito una voce, un respiro, un passato, una vita. È il fiume stesso che racconta di sé e della sua storia, delle vicissitudini legate al suo corso, degli amori e delle guerre, dell’amicizia e del dolore …e il lettore rimane assorto ad ascoltare, come un bimbo incantato dai racconti intorno al fuoco.

Lo scrittore, sangue cremonese ma nato a Buenos Aires e formatosi tra Milano e Pavia, non ancora ventenne volò verso gli States: inizialmente a Los Angeles, con l’intento di studiare musica e cinema alla University of Southern California, poi a Miami, dove attualmente vive con la moglie Stenie e i tre figli adolescenti. Già autore di un altro romanzo a sfondo naturale, “L’albero” (Rizzoli, 2002), sta per dar vita a un terzo scritto dedicato all’Etna. Ma Guido Mina di Sospiro, permeato di cultura americana, non rinuncia alle sue radici, alla bellezza arcana della natura, e la rievoca con grande incisività, mescolando, in questo corso di parole in piena, spirito animistico e memoria storica.

Il protagonista è, appunto, il Po, che recupera la sua storia intrecciata a moltissimi altri elementi naturali e alle vicende degli uomini: gli affluenti, le montagne da cui sgorgano, gli dei e le dee della mitologia greca, romana e celtica, le ninfe d’acqua, fra cui anche Salmacis, presente anche sul Tevere della Roma imperiale e sull’Arno della Firenze rinascimentale, ma anche tutte le creature più caratteristiche delle fiabe, tra cui gnomi, ondine, angeli e muse e poi uccelli, mammiferi, insetti, pesci, fino ai personaggi storici più famosi, quali Attila, Carlo Magno, Leonardo da Vinci, Botticelli, Napoleone, Hitler.

Il Grande Fiume, insomma, è davvero “grande” nella sua antica sapienza, in grado di riproporre, anche con il tono e i protagonisti tipici della fiaba, tutta la magia e l’universo giocoso che hanno da sempre animato la fantasia dei bambini; ma il Po si fa anche spettatore di vicende storiche, mezzo per tradurre il passato e rispondere alle domande, alle esigenze umane del presente.
Ma tutto questo ha anche il sapore del mito e del mistero che affonda le sue radici nella classicità, con quella vena personalissima dell’autore che si fa vero e proprio “amante” della Natura, perché il suo amoreggiare con gli alberi, accarezzare il vento o baciare le onde sono solo il segnale esterno di una passione che viene da dentro, profonda.

“Il fiume” lascia nel lettore l’orma di realtà e irrealtà: l’autentica esistenza del Po da una parte e dall’altra l’atmosfera suggestiva che ancora una volta riporta all’universo fantastico, all’irrazionale, con quel vago sapore di Tolkien nella vegetazione e nella surrealistica personificazione del fiume. Eppure compare anche l’infinita tristezza del fiume, perché “La trasformazione voluta dall’uomo e l’inquinamento gli rendono tutto grigio. Gli esseri spirituali se ne vanno e rimane solo la grossolana materia”.
E per un libro del genere nulla di strano se per la stesura è stata richiesta la consulenza di studiosi d’esoterismo, fra cui Joscelyn Godwin, d’idrologia padana, grazie a Virgilio Anselmo dell’Università di Torino e scienziati, fra i quali spicca Ralph Abraham, uno dei maggiori sostenitori della teoria del caos.

Questo libro, bisogna ammetterlo, ci appartiene, perché gli abitanti della Bassa, nonostante la fortuna di averlo a due passi, in fondo non sempre sanno ascoltare il nostro Grande Fiume, summa del passato e del presente di ciascuno. Guido Mina di Sospiro, invece, si è messo ascoltatore attento e il Po si è confessato, affidando la sua storia al valore eternatore della parola. Ha raccontato l’epopea di una terra, di un popolo. Lui, il dio maestoso della pianura padana, è ancora qui che attende un cenno d’amore per rivelarsi.