Il premio letterario FiordiBarocco

è dedicato ad autori contemporanei di libri già pubblicati che hanno dato nel contesto del loro lavoro “spazio narrativo” ai fiori, ai giardini, alla natura in genere. Primo in Italia (e forse anche altrove) il premio vuole essere un modo elitario e persuasivo per ribadire amore, attenzione ed un rinnovato rispetto verso la vita della natura.

Rossella Paolo Epifani Lecce 23 Giugno 2004

Le motivazioni della vittoria – documento ufficiale:

Una postura dialettica inconsueta vede nel ruolo del soggetto narrante  un albero, meglio un tasso millenario, di più un tasso femmina, che ti prende per mano per condurti nella sua vita così simile così diversa da quella umana.
Ho sempre pensato e ripeto spesso ai miei allievi che chi ama la natura e riesce a comprendere il meraviglioso fluire della sua vitalità, è una persona speciale. Ed aggiungo perché. Sapere ascoltare un linguaggio quieto e silente, leggere un lessico poetico fatto di petali profumo colori steli, incantarsi di fronte al miracolo di un frutto progettato in un fiore e di una foglia che nasce e rinasce su di un ramo, prevede più raffinate e sottili qualità di percezione della  realtà.

Leggere “L’Albero”, ha rafforzato le mie convinzioni. Guido Mina di Sospiro scrive bene, con semplicità, senza tediare, dà voce ad un albero perchè un albero ha anche un’anima, dei sentimenti  e può soffrire. Pagina dopo pagina i preconcetti sulla superiorità della razza umana lentamente svaniscono per lascire posto al bisogno di rivedere millenarie certezze.”Popola la terra e sottomettila, domina, i pesci del mare, gli uccelli dell’aria e ogni altro essere vivente sulla terra” (Genesi 1,28). Perché ci è stato insegnato così? Come abbiamo trattato la nostra Terra? Come abbiamo potuto?

La lenta evoluzione umana vista e  raccontata da un tasso, ci ridimensiona, la natura vive e sopravvive anche senza l’uomo, non vale il contrario.

E se la competizione la rivalità la lotta, dopo milioni e milioni di anni, sono ancora necessarie per sopravvivere, allora anche madre natura è una madre ben mediocre, implacabile, innaturale.

“Mi tagliarono, mi squarciarono, violarono il mio alburno delicato… raggiunsi una punta massima di dolore insostenibie…” il tasso millenario è stato abbattuto, lo hanno fatto dei frati per costruire un’abbazia. Riesce facile provare dispiacere per una morte vegetale perché si sente che non è diversa da quella umana  e rinunciare poi  a riflettere a lungo è quasi impossibile.

Poesia fresca e misurata impregna quasi tutte le pagine rendendo godibilissime le descrizioni degli alberi dei fiori dei boschi, ma c’è un’altra qualità che mi piace riconoscere all’autore il rispetto per la femminilità espresso più volte nella narrazione della storia. “Un cuore umano può albergare  sentimenti gentili soprattutto quando batte tranquillo nel cuore di una donna.- E non ho visto neppure donne uccidere i loro simili o agire con crudeltà gratuita.- Se c’è qualche speranza per la terra, essa è riposta nelle donne.” Condivisione  di parte? Forse. Ma è gratificante riconoscersi in alcune affermazioni  rese da una mentalità maschile.

Particolari e ricche di contenuti nuovi, come tutta la storia, anche le ultime pagine del libro, lasciate intenzionalmente vuote.

Sono, ricavate dal legno, fogli, foglie, cinque, per misurare lo spazio di tempo che rimane prima dell’alba, prima di andare verso il cielo, e oltre.